passaparola

giovedì, aprile 19, 2007

L'astronave da 300 punti di Space Invaders

Mistery ship

[in realtà il punteggio ottenuto distruggendo tale astronave è variabile]


Space Invaders

è un videogioco "arcade" del 1978 sviluppato da Toshihiro Nishikado. È stato prodotto in origine dalla Taito, e dato in licenza per la produzione in USA alla divisione Midway della Belly. Sebbene sia molto semplice per gli standard odierni, è stato uno dei progenitori dei videogiochi di oggi.

[Toshihiro Nishikado]

Schema del gioco

Il giocatore deve sparare gli invasori con la base laser (D) evitando i loro colpi in modo da impedire l'invasione della Terra. Accumulare un alto punteggio (F) è un ulteriore obiettivo cui dare la priorità allo stesso modo della sopravvivenza. Ogni schermo del gioco parte con cinque file di 11 invasori. Il punteggio delle 2 file più in basso è di 10 punti per ogni grande invasore (A), le 2 file a metà valgono 20 punti per ogni invasore medio (B) ed il punteggio per la fila superiore è di 30 punti per ogni piccolo invasore (C). Si ottiene per ogni schermo un totale di 990 punti. Il punteggio per ogni schermo può essere aumentato drasticamente tramite la distruzione delle "Mistery ships" (G) che volano saltuariamente da un lato all'altro dello schermo. La salvezza provvisoria può essere trovata sotto le 4 basi di difesa (E).

nota - in realtà dal manuale originale della TAITO (Space Invaders part I and II Schematics) risulta l'esistenza di un'altra astronave che sembra essere più importante di tutte le altre e vale 500 punti:
[estratto dal suddetto manuale]

Storia

Fu il primo gioco elettronico a scatenare il "boom degli arcade" ed è tuttora fra i più clonati della storia.

Space Invaders fu ideato e distribuito dalla Taito nel lontano 1978, ma si dovette aspettare il 1979 e il 1980 per vederlo commercializzato rispettivamente in Italia (distribuito dalla Sidam - "Invasion") e negli Stati Uniti (distribuito dalla Atari e dalla Nintendo).

La versione originale del gioco avrebbe dovuto però avere al posto delle navi aliene dei soldati che avanzavano verso una specie di bunker (infatti le "barriere terrestri" assomigliano molto alle barriere di sacchi usate in guerra e le astronavi sembrano più "marciare" che volare) ma l'ambientazione fu poi cambiata all'ultimo momento: la Taito infatti non voleva che il suo videogioco potesse lanciare il messaggio che uccidere un uomo fosse una cosa bella e divertente.

Curiosità

- Il gioco generò in pochi anni un fatturato di 500 milioni di dollari.

- A causa dell'incredibile successo di questo videogame, in Giappone si verificò una notevole "carenza di monetine". Per ovviare al problema il governo giapponese fu costretto a quadruplicare le emissioni di monete.



SE VOLETE GIOCARCI...

Il clone di Space Invaders linkato per giocare online (che è lo stesso della prima versione scaricabile riportata) è, tra i vari ed innumerevoli cloni, quello perfetto! E' stato programmato in Flash5 con un rapporto di 1:1 all'originale.

La seconda versione scaricabile riportata è in realtà quella che rappresenta il miglior clone tra quelli sviluppati con linguaggi di programmazione classici (o cmq evoluzione di linguaggi di programmazione datati....non tipo Flash insomma). E' un file eseguibile (.exe) piccolo piccolo, che si avvia direttamente senza installazione. In base alle schede audio si potrebbe o meno aver problemi con l'audio (il gioco può risultare muto su "alcune" macchine)


infine...

...chi volesse può ascoltare o scaricare la canzone del videogame da questo link

martedì, aprile 17, 2007

Il "Piccolo Mondo Antico Fogazzaro"

Antonio Fogazzaro
(Vicenza 25/3/1842 - Vicenza 7/3/1911)




Nacque in un'agiata famiglia di tradizioni cattoliche.

Scriverà di se stesso: «Dicono che sapessi leggere prima dei tre anni, che fossi un énfant prodige, antipatico genere. Infatti ero poco vivace, molto riflessivo, avido di libri. Mio padre e mia madre mi istruivano con grande amore. Avevo un carattere sensibile, ma chiuso».

Concluse gli studi elementari nel 1850: scriverà poi di non avere «mai studiato con gran zelo quello che dovevo studiare, anche da ragazzetto leggevo con avidità ogni sorta di libri dilettevoli; per il vero studio non avevo nessun entusiasmo.

Nel 1856 inizia a frequentare il liceo; tra i suoi professori è il poeta Giacomo Zanella: «Fu lui che mi fece innamorare di Heine. Io non vedevo, non sognavo più che Heine». Non si crea amici fra i suoi compagni di scuola: «Passavo per aristocratico, reputazione che ho poi avuto più o meno dappertutto per il mio esteriore freddo, riservato e soprattutto per il mio odio della trivialità» ed è un adolescente timido e romantico: «Le mie fantasie amorose erano sempre tanto fervide quanto aeree: mi figuravo di avere un'amante ideale, un essere sovrumano come Chateaubriand descrive la sua Silfide. Con le signore ero di un imbarazzo, d'una timidezza, di una goffaggine straordinarie».

Terminato il liceo nel 1858, i suoi interessi lo spingerebbero verso studi di letteratura ma trova l'opposizione del padre, che non trova in lui capacità letterarie e intende farne un avvocato. Nel novembre del 1860 la famiglia Fogazzaro si trasferisce a Torino e Antonio è iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell'Università sabauda. Studia poco e malvolentieri, frequenta più spesso i caffè, giocando al bigliardo, che le aule dell'Università e perde anche la fede cattolica; scrisse poi di aver provato allora «una certa soddisfazione come per aver rotto una catena pesante; sentivo però anche un lontano dubbio di errare. Lo provai specialmente la prima Pasqua che passai senza Sacramenti. So di avere passato delle ore di grande agitazione interna, passeggiando per il giardino deserto del Valentino».

Continua a scrivere poesie e il giornale Universo ne pubblica alcune nel 1863. Nel novembre dell'anno successivo la famiglia si trasferisce a Milano e Antonio svolge il proprio praticantato presso uno studio legale.

Fogazzaro conosceva fin dall'infanzia la famiglia vicentina dei conti Valmarana; sposa la giovane Margherita a Vicenza il 31 luglio 1866.

Il suo lavoro di collaboratore svogliato di uno studio legale non gli permette di mantenere sé stesso e la moglie senza il soccorso economico della sua famiglia di origine. A Milano conosce Abbondio Chialiva, un vecchio carbonaro che lo introduce nell'ambiente letterario degli scapigliati, scrittori che, come Emilio Praga, i fratelli Arrigo e Camillo Boito, Iginio Ugo Tarchetti, cercavano, consapevoli del provincialismo letterario italiano, nuove strade nell'arte, rifacendosi alle tradizioni romantiche tedesche e francesi. Si lega in particolare con Arrigo Boito ma non farà mai parte di quella corrente che, per quanto confusa e velleitaria, appariva troppo ribelle ai suoi occhi di borghese conservatore e intimamente conformista.

Nel 1868 supera gli esami di abilitazione alla professione di avvocato; scrive allo zio Giuseppe il 21 maggio: «Eccomi avvocato; bell'affare per i miei futuri clienti! Intanto metto il Codice Civile in disponibilità, mando la Procedura in licenza e condanno il Codice Penale alla reclusione». Pensa infatti di dedicarsi ancora alla poesia.

Nel 1869 rientrò a Vicenza e si dedicò all'attività letteraria, affrontando dapprima i temi della filosofia positivista e dell'evoluzionismo darwiniano, e poi accostandosi al modernismo, del quale condivise molti degli aneliti di riforma della Chiesa e della cultura cattolica e l'esigenza di sottoporre i testi biblici alla critica storica (Il Santo del 1905).
Venne nominato senatore. Figura assai discussa, fu tra i maggiori interpreti della crisi dei valori etici e civili della borghesia italiana nell'epoca post-unitaria. Socio dell'Istituto Veneto dal 1889, ne fu vicepresidente dal 1900 al 1902 e presidente dal 1902 al 1905

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Piccolo mondo antico


Nel luglio 1894 decide di cessare la relazione con la Buchner (Felicitas Buchner, bavarese istitutrice dei figli del cognato dello scrittore) - la Elena del "Daniele Cortis".
Il 16 maggio 1895 muore a ventanni il figlio Mariano; scrive alla cugina Anna: «adesso è lui che guida me, è lui che mi assiste, che mi consiglia, che mi aiuta col mio stesso pianto».
L'anno dopo esce il suo capolavoro, Piccolo mondo antico, meditato e lentamente composto fin dal 1889. Ambientata negli anni che precedono la Seconda guerra d'indipendenza, sullo sfondo del lago di Lugano, è la storia della famiglia del nobile Franco Maironi, cattolico e liberale, e della piccolo borghese Luisa Rigey, al cui matrimonio si era opposta la filoaustriaca marchese Orsola, nonna di Franco. Le difficoltà economiche e il senso profondo di schiettezza e di giustizia che anima Luisa, rispetto al carattere flessibile di Franco, rendono difficile il rapporto fra i due coniugi fino ad allontanarli quando la piccola figlia Ombretta muore annegando nel lago; ma mentre Luisa si chiude in se stessa e si dedica allo spiritismo nell'illusione di ricostituire un contatto con la bambina, Franco si trasferisce a Torino, dove lavora e acquisisce la coscienza della necessità di partecipare attivamente alla liberazione delle terre italiane dall'occupazione austriaca.

Il romanzo si conclude con l'incontro dei due coniugi all'Isola Bella, nel 1859, dove Franco s'imbarca per raggiungere la riva lombarda del lago Maggiore e combattere con le truppe italiane: l'annuncio del rinnovamento risorgimantale allude a un prossimo, rinnovato rapporto tra Franco e Luisa.

Come scrisse il Gallarati Scotti nella sua biografia, in questo romanzo il Fogazzaro «ha scoperto le pure sorgenti della sua sincerità e della sua ispirazione. L'accento nuovo e originale egli l'ha trovato nella rinuncia a tutti i sentimenti torbidi e convenzionali che attraggono le masse e in una più intima comunione con gli ideali che gli erano stati trasmessi dai suoi padri; con gli uomini e la terra della sua infanzia. Egli ha voluto glorificare le cose umili e non comprese dal mondo: un paese nascosto tra le ultime pieghe della terra lombarda; anime generose, dolorose e buone, nascoste tra le pieghe della grande storia del Risorgimento; virtù eroiche ma non apparenti, vicende piane, affetti sani, l'amore nel matrimonio, il dolore nella famiglia, il dramma intimo fra le pareti di una modesta casa borghese».

Fu l'unanime successo del romanzo a spingere re Umberto I a emanare, il 25 ottobre 1896, il decreto di nomina a senatore del Fogazzaro il quale tuttavia, avendo un censo inferiore alle canoniche 3.000 lire d'imposta, poté entrare in Senato solo il 14 giugno 1900, soddisfacendo allora ai requisiti richiesti.

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venerdì, aprile 13, 2007

Alberto Juantorena

il "CABALLO"




Alberto Juantorena Danger (nato il 21 Novembre 1950) è un ex-atleta cubano di atletica leggera. Alle Olimpiadi estive del 1976, divenne il primo atleta a vincere sia i 400 che gli 800m.

Nato a Santiago de Cuba, Juantorena iniziò giocando a pallacanestro, fin quando venne scoperto da un allenatore polacco di atletica, Zygmunt Zabierzowski, che lo convinse a dedicarsi alla corsa. Solo un anno dopo venne eliminato nelle semifinali dei 400 m alle Olimpiadi di Monaco del 1972.

Divenne noto negli anni seguenti, vincendo una medaglia d'oro alle Universiadi (1973) e una d'argento nei Giochi Panamericani del 1975, entrambe nei 400 m. Iniziò a dedicarsi seriamente agli 800 m nel 1976, ma pochi lo ritenevano un serio candidato all'oro olimpico quell'anno.

Comunque, Juantorena raggiunse la finale olimpica, e guidò il gruppo per gran parte della gara, concludendola vittorioso con il tempo da record del mondo di 1.43,50. Tre giorni dopo vinse anche la finale dei 400.
Come detto dagli ODP le sue vittorie erano nel nome della Rivoluzione Cubana.
In una intervista ha affermato: ''Only people without vision run after money. They believe they can go to the U.S. to become millionaires, but inside they are empty. They are merchandise. We prefer to stay and fight and support our system. We prefer to die here.''

E' divenuto poi viceministro dello sport a Cuba.

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