passaparola

venerdì, maggio 16, 2008

PRONTO IL NUOVO EDITTO!!!

INSOMMA....DOVE STA IL PROBLEMA DELL'INFORMAZIONE?


Bene, Marco Travaglio sarà il prossimo silurato. La Rai (con 5 dei nove elementi del cda che sono ex parlamentari) ha affermato che si rivarrà su Travaglio in caso di danno economico. Danno che potrebbe essere costituito da una probabile congrua multa da parte dell'Agcom (autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduta - con benedizione del Consiglio dei Ministri, in particolare di Fini - da Corrado Calabrò, figura che rappresenta la perfetta sintesi tra incarichi di magistratura e di pubblica amministrazione : da un lato Corte dei Conti, Consiglio di Stato, Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicilia, Associazione Magistrati del Consiglio di Stato, TAR Lazio e dall'altro Segreteria Tecnico-Giuridica di Palazzo Chigi (Consiglio dei Ministri), Capo di Gabinetto di vari Ministeri, Comitato Consultivo permanete per il diritto d'autore, Agcom).
Travaglio ha ricevuto il cartellino giallo dalla Rai (che dice di non essere un'entità censuratrice "permettendo" al suddetto giornalista di continuare a lavorare) e al prossimo "errore" (immagino si riferiscano alla battuta "lombrico-muffa-penicillina", spero che quell'"amico di mafiosi" glielo passino visto che Schifani più che amico è stato socio, oltre che invitato al matrimonio, di quella brava persona di Mandalà) gli verrà democraticamente rescisso il contratto!!
Ma Calabrò (e la Finocchiaro) non farebbero meglio ad interessarsi del caso Europa7 visto che l'Italia pagherà PER OGNI GIORNO di trasmissione di Rete4, a partire dal 2006, 350.000 euro di multa?
Se la Rai si rivale su Travaglio (pessima e fascista strategia aziendale) su chi si deve rivalere lo Stato (noi) per quelle vagonate di milionate che dovremo sborsare?
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mi domando:
va bene così?
continuiamo a prendercela con i rompiscatole come Grillo e Travaglio?
le reti nazionali che fanno i servizi sulla pesca del pesce spada in provincia di Trapani davvero hanno ritenuto non degno di nota il V2day?
dobbiamo continuare a fare i teorizzatori acculturati di una realtà "dalle mille sfaccettature da valutare" oppure sarebbe bene unirsi al coro di chi denuncia disfunzioni chiare, limpide ed imbarazzanti?
lo "spessore culturale analitico ed analizzante" è un motivo giusto per evitare di gridare un semplice "VERGOGNA!!!" ?

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concludo con due informazioni a rimorchio:

1 - Calabrò è lo stesso tizio che si dimise dal TAR del Lazio dopo aver escluso la Mussolini dalle elezioni regionali a seguito della scandalosa vicenda di alcuni responsabili del servizio informatico regionale che inserirono delle firme false nelle liste dei candidati Mussolini e Marrazzo, in modo da metterli in imbarazzo in piena campagna elettorale. Tantativo fallito (ma Mussolini esclusa) per il quale il dux Storace è ancora sotto processo (l'informazione costituita che rilevanza ha dato a questo attacco alla democrazia?)

2 - da Wiki: "Il Consiglio di Stato è un organo di rilevanza costituzionale della Repubblica Italiana, previsto dall'articolo 100 della Costituzione, che lo inserisce tra gli organi ausiliari del Governo. Nonostante questa collocazione all'interno dell'apparato amministrativo, il Consiglio di Stato ricopre anche funzioni giurisdizionali, in posizione di terzietà rispetto alla Pubblica amministrazione.
Il Consiglio di Stato ha quindi una doppia natura, una amministrativa e una giurisdizionale.
Quale organo amministrativo il Consiglio di Stato è il supremo organo di consulenza giuridica-amministrativa dell'Esecutivo, mentre come organo di giurisdizione amministrativa è preposto alla tutela dei diritti e degli interessi legittimi dei privati nei confronti della Pubblica Amministrazione"

Spero che almeno il Gazza e il Magli commentino sull'argomento...

Ciao a tutti



5 Comments:

At 5/16/2008 04:21:00 PM, Anonymous Anonimo said...

Non sono in discussione i fatti ma il modo in cui i fatti vengono presentati.
Spero che Travaglio continui a fare il suo lavoro di giornalista, tralasciando lo stile da autore teatrale..le due cose non stanno bene insieme, nemmeno per il tanto criticato modello italiano di giornalismo.

Ho letto un interessante articolo di Giuseppe D'Avanzo di Repubblica, che ha fatto innervosire non poco Travaglio..il quale non ne ha compreso bene il senso (vista la successiva risposta, vabbè).

Vi invito a leggere..e non aggiungerò più niente.

http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/politica/insulti-schifani/fatti-verita/fatti-verita.html

PS
Caro Totò, senza polemica...io non guadagno 4 milioni e mezzo come grillo quindi mi tocca lavorare tutto il giorno...non ho tempo per fare il cut & paste da mille siti, wikipedia, youtube, ecc. per provare a dimostrare qualcosa..

 
At 5/16/2008 05:31:00 PM, Anonymous Anonimo said...

I FATTI NON SONO MAI IN DISCUSSIONE PERCHE' NON SE NE PARLA.

lo stile di Travaglio è quello che è...e non penso che le battute le possa fare solo Berlusconi.

In merito all'articolo di D'Avanzo ti posto (in commento) un articolo del celeberrimo quotidiano britannico "The Guardian". Spero che D'Avanzo non si innervosisca. :)

Su Schifani Travaglio non ha detto nulla purtroppo, il concetto di giornalismo è presentare dei fatti...non l'opera omnia della storia dell'umanità. In un Paese civile, invece che fare delle scuse, una trasmissione avrebbe invitato Schifani a chiarire la sua posizione (eventualmente sbugiardando il mal capitato giornalista). Qui si gioca sul concetto di contemporaneità di parola.

Il concetto che vuol far passare D'Avanzo è che il giornalista debba limitarsi a dire ciò che è accertato dalla magistratura. Ciò significa che voi giornalisti dovreste farvi scrivere gli articoli dai magistrati e che il giornalismo d'inchiesta debba andare a farsi fottere in toto!
Non credo che Mandalà sia diventato mafioso soltanto quando è stato accusato e processato per mafia "dopo la metà degli anni Novanta" :) e credo che essere invitato al matrimonio di Mandalà quantomeno implichi quell"amicizia" citata da Travaglio! Ma soprattutto credo che questo sistema d'informazione si accorga di queste "bestialità" dette da Travaglio solo quando il mezzo è la tv e non il libro di cui è co-autore (che ha venduto migliaia di copie, numero non sufficiente a far paura evidentemente...nonostante approfondisse x benino il caso Schifani, che forse D'Avanzo non ha letto)....perchè?

PS
Grillo guadagna 4 milioni e mezzo....bhe, mica è un giornalista!
più che altro mi meraviglia in merito al reddito di Luciano Benetton (1.635.722 euri) e di alcuni altri imprenditori sotto la soglia dei 20000 annui. Mi sa che Grillo ha imbrogliato nella dichiarazione, vuole dare un'immagine di sè più grande di quella che è in realtà.

PPS
per quanto riguarda la non-polemica, tranquillo Marco, mica mi offendo se non hai tempo per fare i copia-incolla perchè devi lavorare. Va benissimo così, ti ringrazio di essere sempre qua a dire la tua. Non c'è bisogno che ne dai dimostrazione.

PPPS
in conclusione quello che mi chiedo è: perchè è possibile che in Italia a scandalizzare sia l'operato di Travaglio e non altro?
mi pare che tutto il mondo giornalistico non si sia infervorato tanto per la questione Biagi....o sono io che ricordo male? credo che qualcosa non vada...questione di priorità...

 
At 5/16/2008 05:32:00 PM, Anonymous Anonimo said...

The Guardian, 13.5.08

L'opposizione in Italia si é unita all'attacco di un giornalista che ha criticato il nuovo presidente del Senato. Non ha imparato nulla dall'avere giá avuto a che fare con Berlusconi?

di John Hooper

Non si é dovuto attendere molto per avvertire l'effetto della vittoria di Berlusconi sui media italiani. Domenica il presentatore di un talk show era in piedi davanti alle telecamere della RAI, la televisione pubblica italiana, chiedendo scusa alla nazione.
"Offendere non é nel mio stile", Fabio Fazio ha detto agli ascoltatori, "quindi quando succede, posso solo scusarmi".
É stata una scena degna della grande rivoluzione culturale (quella lanciata in Cina nel '66 da Mao, ndr).
Fazio si stava riferendo ad un episodio della sera precedente, avvenuto mentre intervistava un amico giornalista, Marco Travaglio.
Una delle prime designazioni di Berlusconi dopo essere salito al potere é stata quella del presidente del Senato. E´una posizione chiave in Italia perché é la seconda carica dello Stato, seconda solo al presidente della Repubblica. Se quest'ultimo muore - ed il presidente in carica, Giorgio Napolitano, ha 82 anni- il presidente del Senato diventa il capo dello stato.
La scelta di Berlusconi per questo posto illlustre é ricaduta su Renato Schifani, un avvocato siciliano. Travaglio si chiedeva a voce alta sul perché nessuno dei principali quotidiani avesse menzionato il fatto che Schifani aveva avuto "amicizie con i mafiosi".
C'é stata, naturalmente, la forte protesta della destra. Uno dei ministri di Berlusconi ha parlato di "imboscata indecorosa" al presidente. Un membro del parlamento ha detto (significativamente) che il premier dovrebbe cacciare Travaglio dalla RAI. Si é anche suggerito che le parole del giornalista facciano parte di una cospirazione.
Ma quello che nessuno degli amici di Schifani ha detto é che le parole di Travaglio siano state false. Ci sono, infatti, due aree controverse nel passato del nuovo presidente del Senato, e se ne é parlato recentemente in due libri, di uno dei quali Travaglio é co-autore.
I libri affermano che, negli anni '80, Schifani era in affari con una compagnia in cui figuravano due uomini piú tardi condannati per mafia. Uno era un vero e proprio "padrino", nella cittá di Villabate. Negli anni '90, il futuro presidente del Senato vinse un contratto per lavorare per le autoritá locali lí, in un momento in cui tutto era nelle grinfie di cosa nostra. Il consiglio municipale fu in seguito sciolto per infiltrazioni mafiose.
Bisogna fare notare che Schifani non é mai stato indagato per nessun reato mafioso, nemmeno lontanamente. In entrambi i casi, il collegamento a cosa nostra dei suoi compagni di affari e delle autoritá locali, rispettivamente, venne alla luce solo dopo il suo coinvolgimento con loro. Non c'é motivo di supporre che Schifani fosse stato a conoscenza delle oscure connessioni di queste persone durante le sue relazioni con loro.
Ma sarebbe comunque opportuno mettere in discussione il suo giudizio, specialmente poiché gli é stata appena assegnata una carica cosí importante. In molti paesi, immagino, il presidente sarebbe stato invitato alla prossima puntata del programma per spiegare come si fosse trovato in contatto con gente di questo tipo. Invece, la RAI si é scusata per averlo offeso.
Schifani, da parte sua, ha detto che le accuse di Travaglio erano basate su "fatti inconsitenti o manipolati, nemmeno degni di generare sospetti", ed ha aggiunto che "qualcuno vuole sabotare il dialogo tra governo e opposizione". Questi suggerimenti sono un altro aspetto di questo bizzarro racconto.
Avrete pensato che l'opposizione di Berlusconi di centro-sinistra avrebbe colto l'occasione per mettere in imbarazzo il presidente del Consiglio ed il suo team. Neanche lontanamente. Con la sola eccezione di un ex-magistrato anticorruzione, Antonio Di Pietro, si sono tutti schierati con Schifani contro Travaglio. Il capogruppo al Senato del centro-sinistra ha detto che le parole del giornalista erano "inaccettabili" e condannava il fatto che Schifani non fosse stato presente per avere la possibilitá di difendersi.
L'opposizione, non per la prima volta nella recente storia italiana, spera di chiudere un accordo con Berlusconi. Spera di fargli accettare una serie di riforme, inclusa quella elettorale, che ritiene vitali per il futuro della nazione. Quindi non vuole fare nulla che potrebbe indispettire o -per usare le parole di Fazio- "offendere" il nuovo premier italiano.
Ci siamo giá trovati in questa situazione prima. Alla fine degli anni '90, quando la sinistra era al governo, alcuni dei suoi dirigenti hanno pensato di poter raggiungere un accordo con Berlusconi su alcuni cambi costituzionali. Ma le negoziazioni erano diventate cosí lunghe e complicate, e la collaborazione di Berlusconi era ritenuta cosí importante, che la sinistra si dimenticó di mantenere la promessa di fare una legge per regolare il conflitto di interessi di Berlusconi tra i suoi ruoli come magnate della TV e leader politico. Alla fine, i cambi costituzionali non si fecero neppure. E Berlusconi é tornato al potere con il suo impero mediatico intatto.
Pensavate che avessero imparato qualcosa dal passato?

 
At 5/16/2008 07:02:00 PM, Anonymous Anonimo said...

Risposta in merito all'articolo di Repubblica citato Marco:

- THE GUARDIAN:"[Giving] offence is not my style," Fabio Fazio told viewers. "So, when that happens, I can only apologise."
It was a scene worthy of the cultural revolution [E' STATA UNA SCENA DEGNA DELLA GRANDE RIVOLUZIONE CULTURALE....i.e. Mao]

- BLOG GRILLO (questa giusto perchè mi sono spaccato dalle risate dopo averla letta, dopo la precedente lettura dell'articolo di Repubblica citato da Marco): "Lo confesso. Due anni fa in un noto ristorante di Milano ho pagato la cena a un giornalista. In seguito ho saputo da un informatore del Corriere della Sera e da un cugino della sorella della badante di Eugenio Scalfari che il giornalista aveva incontrato durante un viaggio aereo lo zio della fidanzata del nonno di un mafioso che aveva visto Schifani mentre mangiava un calippo. Voglio auto denunciarmi e denunciare questo pericoloso individuo che mi ha fatto pagare 25 euro netti. Siamo entrambi colpevoli. Lo scrivano subito Mieli e Mauro. La coppia del tiro incrociato alla libera informazione".

La Repubblica e Mauro (degno sostituto di Scalfari) sono agli sgoccioli...:S

 
At 5/29/2008 09:16:00 PM, Anonymous Anonimo said...

Travaglio da Fazio:
legittima la critica
al presidente Schifani
Bologna, 14 maggio 2008

(avv. Antonello Tomanelli)

Fin dagli anni ’70 ha detenuto quote e amministrato società siciliane partecipate da soggetti poi condannati per gravi reati come l’associazione di tipo mafioso, l’usura e l’estorsione. Nel 1995 è stato nominato consulente all’urbanistica e al piano regolatore per il comune di Villabate, dalla giunta retta da un sindaco parente del capomafia Mandalà, che due anni dopo sarà sciolta d’Autorità per accertate infiltrazioni mafiose. E’ questa la parte peggiore del curriculum di Renato Schifani, eletto senatore di Forza Italia nel 1996 grazie ai voti ottenuti nel collegio elettorale di Corleone, oggi presidente del Senato della Repubblica.

Schifani non risulta essere stato indagato dalla magistratura. Tuttavia, quelle amicizie mal si conciliano con la dirittura morale che dovrebbe caratterizzare chi incarna la più alta carica istituzionale dopo quella di presidente della Repubblica. Ed è proprio questo il succo della critica mossa da Marco Travaglio intervistato da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” la sera del 10 maggio. Una critica che ha scatenato reazioni bipartisan, tutte tese a fare quadrato attorno al neopresidente del Senato. Ad eccezione di Di Pietro, che ha rivendicato il diritto di critica di Travaglio.

Una critica che si basa su circostanze documentate da fonti ufficiali (provvedimenti giudiziari, visure camerali, decreti, etc.), e che come tali rappresentano il massimo grado di verità putativa, la cui sussistenza esonera il giornalista da qualsiasi responsabilità. Travaglio ha formulato una critica riportando fatti la cui esistenza è incontrovertibile, perché ufficialmente veri.

Nessun dubbio circa la sussistenza dell’interesse pubblico, data l’importanza sia del personaggio Schifani che dei fatti addebitatigli. Anche se si trattasse di fatti lontanissimi, il presidente del Senato non potrebbe certo rivendicare una sorta di diritto all’oblìo, improponibile per un personaggio pubblico del suo calibro, soprattutto in considerazione delle funzioni pubbliche ora esercitate. Peraltro, la consulenza prestata in favore del comune di Villabate, poi sciolto per mafia, è relativamente recente. E, per gli stessi motivi, nemmeno può condividersi l’opinione di Violante, ex magistrato antimafia, che ha definito “pettegolezzo” quanto raccontato da Travaglio, quasi quei fatti rientrassero nella sfera privata di Schifani.

Sbaglia poi l’ottimo Giuseppe D’Avanzo nel suo recente articolo pubblicato su “Repubblica” dal titolo “La lezione del caso Schifani”, laddove sostiene che Travaglio, con le sue affermazioni, voleva indurre il telespettatore a concludere che Schifani è un mafioso. In pratica, D’Avanzo imputa a Travaglio la violazione del requisito della continenza formale, che consiste proprio nell’adozione, da parte del giornalista, di artifici tali da indurre il lettore/telespettatore ad imputare a chi è oggetto di cronaca fatti più gravi di quelli formalmente citati.

A parte il fatto che nella critica il requisito della continenza formale va valutato con minor rigore rispetto a quanto si esige nella cronaca, consistendo la critica in un giudizio che, per forza di cose, non può pretendersi obiettivo. In ogni caso, la critica di Travaglio non aveva per oggetto la mafiosità di Schifani (che non è un fatto), ma la sua indegnità a ricoprire la seconda carica dello Stato per via delle sue passate ed appurate frequentazioni (che sono un fatto). In altre parole, non è necessario essere riconosciuti come mafiosi per diventare indegni di ricoprire altissime cariche istituzionali. E’ questo il messaggio di natura etica che Travaglio ha voluto lanciare.

Assolutamente fuori luogo, poi, le violazioni addebitate da quasi tutti i leader delle forze politiche a Travaglio (e indirettamente alla Rai), consistenti in primo luogo nella mancanza di un contraddittorio. Una motivazione, questa, ormai consueta, adottata principalmente per criminalizzare il comportamento di chi vuole fare informazione. Ma palesemente illogica. Il contraddittorio non ha senso quando vengono citati fatti acquisiti da fonti ufficiali. Nel caso specifico, l’applicazione del principio del contraddittorio porterebbe ad una conseguenza assurda. Nel medesimo contesto vi sarebbe da una parte Travaglio, giornalista, quindi vincolato al dovere deontologico di verità, che cita fatti tratti da fonti ufficiali, quindi veri per definizione. Dall’altra Schifani, un politico, portatore di un interesse di parte, quindi fazioso per definizione, per giunta chiamato ad esprimersi su questioni che lo riguardano personalmente, che per ovvi motivi darebbe una versione di quei fatti in contrasto con le fonti ufficiali, o che addirittura potrebbe negare ogni cosa, ma con le stesse possibilità comunicative di Travaglio. Con il risultato di insinuare nel telespettatore il dubbio circa la verità dei fatti sostenuti da Travaglio e contenuti in fonti ufficiali.

Qui la pretesa del contraddittorio origina da una errata interpretazione del concetto di par condicio, che non ha nulla a che vedere con l’informazione. La par condicio riguarda la comunicazione politica, che deve consentire alle diverse forze politiche di relazionarsi con l’elettore in condizioni di parità. Di qui la necessità del contraddittorio, che è sempre tra politici. Ma pretendere l’applicazione della par condicio (quindi del contraddittorio) anche all’informazione significa porre sullo stesso piano chi ha l’obbligo deontologico di dire la verità con chi non solo è estraneo a tale obbligo, ma ha tutto l’interesse a fornire una versione dei fatti contraria a verità.

E le stesse conclusioni possono trarsi con riferimento al diritto di replica, nel caso specifico richiesto da Beppe Giulietti, altro non essendo che un contraddittorio differito.

Con ogni probabilità la querela per diffamazione sporta da Schifani nei riguardi di Travaglio verrà archiviata già nella fase dell’indagine preliminare. Più o meno come accaduto per il caso Satyricon. Ma la querela rischia di trasformarsi in un micidiale boomerang per il presidente del Senato. Perché la probabile archiviazione, riconoscendo il diritto di critica, verrà motivata sulla base della sostanziale verità dei fatti citati da Travaglio.

Al limite, l’unico passo su cui Travaglio potrebbe rischiare è l’aver associato alla muffa il Presidente del Senato. Ma, in realtà, quella affermazione sarebbe riconducibile al diritto di satira, basata essenzialmente sul paradosso e sulla esagerazione e che da sempre caratterizza lo stile del giornalista torinese. La muffa è il punto di arrivo della parabola discendente che nel pensiero di Travaglio contraddistingue la vita politica degli ultimi quindici anni, e che ha visto diventare protagonisti soggetti dai comportamenti eticamente non impeccabili. Tra questi lo stesso Schifani, che nel discorso di Travaglio logicamente precede la formazione della muffa. Nessuna identificazione tra la muffa e Schifani, quindi. Ma (secondo gli insegnamenti della giurisprudenza) coerenza causale tra dimensione pubblica del personaggio e contenuto del messaggio satirico: ossia tra quanto di negativo rappresenta nella critica di Travaglio la nomina di Schifani a presidente del Senato, in considerazione dei suoi trascorsi siciliani, e la necessità di reagire per la ricostituzione di un’etica pubblica.

 

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